martedì 29 marzo 2011

Noi credevamo




Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l'unità d'Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche. Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i "padri della patria", dell'insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l'Italia in cui viviamo.

Data uscita: 02/03/2011

Regia: Mario Martone
Durata: 204 minuti
Cast: Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli, Luigi Pisani, Andrea Renzi, Renato Carpentieri, Guido Caprino, Ivan Franek, Stefano Cassetti

sabato 19 marzo 2011




Pino Aprile, Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali», Piemme, 2010, p. 304

Fratelli d'Italia... ma sarà poi vero? Perché, nel momento in cui ci si prepara a festeggiare i centocinquant'anni dall'Unità d'Italia, il conflitto tra Nord e Sud, fomentato da forze politiche che lo utilizzano spesso come una leva per catturare voti, pare aver superato il livello di guardia. Pino Aprile, pugliese doc, interviene con grande verve polemica in un dibattito dai toni sempre più accesi, per fare il punto su una situazione che si trascina da anni, ma che di recente sembra essersi radicata in uno scontro di difficile composizione. Percorrendo la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, l'autore porta alla luce una serie di fatti che, nella retorica dell'unificazione, sono stati volutamente rimossi e che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente finestra nella facciata del trionfalismo nazionalistico. Terroni è un libro sul Sud e per il Sud, la cui conclusione è che, se centocinquant'anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo. Come dice l'autore, le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent'anni sono tornate una. Perché da noi non è successo?

Antonio Caprarica, C'era una volta in Italia. In viaggio fra patrioti, briganti e principesse nei giorni dell'Unità, Sperling & Kupfer 2010, XVI-256
 
Torino, 18 febbraio 1861. La severa e ordinata città piemontese è invasa da una folla strabocchevole: signori in marsina e cilindro, militari in divisa, popolani, giornalisti, curiosi, uomini e donne accorsi ad assistere al battesimo del Regno d'Italia. Ad applaudire il discorso scritto da Cavour e pronunciato da Vittorio Emanuele II nell'aula del nuovo Parlamento ci sono seicentocinquanta fra deputati e senatori, tra i quali Alessandro Manzoni, il maestro Giuseppe Verdi, Massimo d'Azeglio e Garibaldi. E in mezzo a loro, assieme alle altre firme della stampa europea e dei giornali patriottici, c'è Antonio Caprarica, nelle vesti di inviato speciale, per raccontare l'atmosfera e le emozioni dei giorni dell'Unità. Come nasce l'Italia? Qual è il suo volto, mentre si affaccia sulla scena della Storia? E soprattutto, come vivono e cosa pensano i milioni di italiani che stanno diventando tali senza nemmeno saperlo? Spinto da queste curiosità, il giornalista si sposta lungo lo stivale. Lungo il viaggio gli incontri sono tanti: nobildonne che passano dai salotti agli ospedali da campo; uomini "di penna e d'azione" che lasciano gli studi e imbracciano i fucili e ragazze che si uniscono ai garibaldini. Il cronista raccoglie le loro vicende e le registra con la consueta vivacità, per comporre un quadro completo e veritiero dell'Italia nei suoi primissimi mesi di vita. Un racconto utile oggi che l'Italia compie centocinquant'anni, ma non ha più troppe certezze sui suoi prossimi compleanni.

Il sangue del sud



Giordano Bruno Guerri, Il sangue del sud. Antistoria del risorgimento e del brigantaggio (la), Mondadori 2011, p. 312

In questo libro, ricco di un'avvincente documentazione, Giordano Bruno Guerri rilegge la vicenda del Risorgimento e del brigantaggio come una "antistoria d'Italia": per liberare i fatti dai troppi luoghi comuni della storiografia postrisorgimentale (come la pretesa arretratezza e miseria del Regno delle Due Sicilie al momento della caduta) e per evidenziare invece le conseguenze, purtroppo ancora attualissime, della scelta di affrontare la "questione meridionale" quasi esclusivamente in termini di annessione, tassazione, leva obbligatoria e repressione militare. Il Sud è stato trattato come una colonia da educare e sfruttare, senza mai cercare davvero di capire chi fosse l'"altro" italiano e senza dargli ciò che gli occorreva: lavoro, terre, infrastrutture, una borghesia imprenditoriale, un'economia moderna. Così, le incomprensioni fra le due Italie si sono perpetuate fino ai nostri giorni. Alcuni briganti spiccano per doti - umane e di comando - non comuni, come Carmine Crocco, che per tre anni tenne in scacco l'esercito italiano; e così le brigantesse, donne disposte a tutto per amore e ribellione; altri rientrano più facilmente nel cliché del bandito o dell'avventuriero, ma tutti contribuiscono a dare volti e nomi a una triste e sanguinaria pagina della nostra storia, che si voleva cancellare. "Non si tratta di denigrare il Risorgimento, bensì di metterlo in una luce obiettiva, per recuperarlo - vero e intero - nella coscienza degli italiani di oggi e di domani".

lunedì 14 marzo 2011

Risorgimento anticattolico


Angela Pellicciari, Risorgimento anticattolico. La persecuzione della Chiesa nelle memorie di Giacomo Margotti, Ed. Fede & Cultura, 2010

Sacerdoti picchiati e imprigionati, ordini religiosi soppressi, giornali cattolici sequestrati, pubblicazione vietata delle encicliche pontificie, più di cento vescovi lasciati senza exequatur: sono solo alcuni degli atti cruenti di una guerra alla Chiesa, e alla popolazione italiana compattamente cattolica, dichiarata dal liberalismo massonico, che nell'epoca risorgimentale ebbe di mira non solo la sottrazione al Papa dello Stato della Chiesa, ma la stessa fine del cattolicesimo. Attraverso il recupero di un libro divenuto oggi introvabile "le Memorie per la storia dei nostri tempi di Giacomo Margotti" riemerge dall'oblio il resoconto di un fenomeno messo a tacere dalla storiografia, compresa quella cattolica.