domenica 10 gennaio 2010

Rosarno: Suite imperiale...


Meno stato più capitalismo, ecco la cura per le infinite miserie del sud

Le condizioni disumane in cui vivono gli immigrati nella piana di Gioia Tauro fanno torcere le budella a chiunque, e chiunque è intitolato a protestare. Figuriamoci loro, gli immigrati. In un certo senso, sono solidale con le loro spranghe più di quanto apprezzi, compito non difficile per una persona umana, i generici appelli alla pacificazione degli animi, alla fine delle violenze, ad abbassare i toni.

Però, sveglia! Mi volete spiegare come mai nell’eterno sud populista, lassista, familista, pauperista succede quello che succede, guerriglia civile, ferocia scatenata, rivolta e controrivolta, infine deportazione forzata dei neri raccoglitori di agrumi da un inferno all’altro? Mentre nel Veneto gretto, piccolo borghese, minimprenditoriale, piastrellaro, razzista, xenofobo, leghista, e in particolare a Treviso dove non comandano i progressisti che hanno letto Giustino Fortunato ma i reazionari che parlano come l’ex sindaco Gentilini; come mai dunque a Treviso decine di migliaia di immigrati sono via via integrati nel sistema dell’economia di mercato, nella società civile dove non ci sono Libera e i don Ciotti e i volontari benemeriti di ogni sorta di assistenza, ma fabbrichette, capannoni, consumatori, esportatori e altra vil razza dannata del capitalismo dei distretti industriali?

La libidinosa voglia di ergersi a favore dei deboli, in una gloriosa spirale retorica in cui è dannato il razzismo inconscio degli italiani, incentiva la paura sociale, l’emarginazione degli ultimi, l’egemonia del più forte nel controllo del territorio, compresa la criminalità organizzata, e sfocia regolarmente nel dramma di società, da Castelvolturno a Rosarno; invece il cinismo politicamente scorretto dell’imprenditoria nordista diffusa, dell’investimento a scopo di profitto da salvaguardare costi quel che costi, della tutela del rapporto di compatibilità tra immigrazione e recettività del mercato del lavoro, delle varie ideologie securitarie, ecco la soluzione pratica che organizza, integra, pacifica e funziona paradossalmente come motore di civiltà e traino economico, divisione della ricchezza e solidarietà efficiente.

Infine: come è possibile che in parte del nostro Mezzogiorno ci sia gente immigrata costretta a vivere come topi, in condizioni di lavoro arcaiche e paraschiaviste, mentre i nativi, cioè noi e i nostri fratelli e sorelle italiani, se la cavano con il lamento eterno della disoccupazione e con il lavoro nero fluente, affluente e parecchio connesso al dominio criminale sul territorio? Non sono leghista né qualunquista, ma non capisco come possa essere condannato il ministro dell’Interno per aver detto l’ovvio: anni di incompetente e retorica lassitudine hanno lasciato che crescesse il fenomeno della immigrazione irregolare, che secondo tutte le testimonianze, compreso don Ciotti, è l’ordito in cui si intrama la ruvida rete del governo criminale della Calabria, della Campania e di altri pezzi del sud italiano.

Se invece di fare polemiche ideologiche belluine cominciassimo ad ammettere le cose semplici? Per esempio che non è l’assenza caritatevole dello stato il responsabile del degrado di Rosarno e della sua appendice naturale di violenza, ma la presenza dello stato, invece, nella forma truffaldina dell’assistenza che diventa il brodo di coltura e il bottino della ‘ndrangheta, il grande alibi per la generale assenza di libertà e di responsabilità. Solo una ondata distruttiva e creatrice di capitalismo, con i suoi costi e ricavi, può rimettere a posto la società meridionale, che divide con gli ultimi della terra la propria infinita miseria e di tanto in tanto deve subire il dramma della loro rivolta.

Giuliano Ferrara

Fonte www.ilfoglio.it