giovedì 29 settembre 2011

Svimez: al Sud disoccupazione al 25%, lavora 1 giovane su 3

I dati del Rapporto 2011

Roma, 27 set. (Labitalia) - "Un Mezzogiorno in recessione, che continua a crescere meno del Centro-Nord, dove lavora ufficialmente meno di un giovane su tre e dove il tasso di disoccupazione reale sarebbe del 25%". A scattare la fotografia dell'economia del Mezzogiorno rivedendo al ribasso le stime Istat è il Rapporto Svimez 2011.

Nel 2010, infatti, prosegue il rapporto Svimez, il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 13,4% al Sud e del 6,4% al Centro-Nord, a testimonianza del permanente squilibrio strutturale del nostro mercato del lavoro. Ma il tasso di disoccupazione "corretto" per lo Svimez schizza al 25,3% : il dato ufficiale, infatti, si legge, " rileva una realtà in parte alterata": "la zona grigia del mercato del lavoro continua ad ampliarsi per effetto in particolare dei disoccupati impliciti, di coloro cioè che non hanno effettuato azioni di ricerca nei sei mesi precedenti l'indagine.Considerando questa componente, il tasso di disoccupazione effettivo nel Centro-Nord supererebbe la soglia del 10% (ufficiale: 6,4) e al Sud raddoppierebbe, passando nel 2010 dal 13,4% al 25,3% (era stimato nel 23,9% nel 2009).

E la vera e propria emergenza è tra i giovani. Nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (nel 2009 era del 33,3%): praticamente al Sud lavora meno di un giovane su tre. Situazione drammatica per le giovani donne, ferme nel 2010, al 23,3%, 25 punti in meno rispetto al Nord del Paese (56,5%).

E' come, prosegue il rapporto, "se la debolezza sul mercato del lavoro, legata in tutto il Paese alla condizione giovanile, al Sud si protraesse ben oltre l'età in cui ragionevolmente si può parlare di giovani. Dal 'brain drain', cioè dalla ''fuga dei cervelli'', il drenaggio di capitale umano dalle aree deboli verso le aree a maggiore sviluppo, siamo ormai passati al brain waste, lo 'spreco di cervelli', una sottoutilizzazione di dimensioni abnormi del capitale umano formato che non trova neppure più una valvola di sfogo nelle migrazioni". In crescita anche gli 'inattivi' che tra il 2003 e il 2010 gli inattivi in eta' da lavoro sono cresciuti di oltre 750 mila unità.

Fonte: http://www.adnkronos.com/ - 27 Settembre 2011