sabato 15 marzo 2014
sabato 8 marzo 2014
Corte dei conti: il fisco penalizza il Sud
Roma, 6 mar. 2014 ( Avvenire.it ): "La forza trainante sulla pressione fiscale complessiva, passata dal 38 al 44% appare imputabile per oltre i 4/5 alle entrate locali. La quota di queste su quelle della P.A si è più che triplicata (dal 5,5% al 15,9%)". Lo ha affermato il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri audito in Parlamento riferendosi al periodo 1990-2012.
"Il ricorso alla leva fiscale è molto differenziato sul territorio con una 'regola distorsiva' che penalizza i territori con redditi medi più bassi ed economie in affanno", ha aggiunto Squitieri, evidenziando che Irap e addizionali Irpef ''sono mediamente più alte nel Mezzogiorno''.
"Il ricorso alla leva fiscale è molto differenziato sul territorio con una 'regola distorsiva' che penalizza i territori con redditi medi più bassi ed economie in affanno", ha aggiunto Squitieri, evidenziando che Irap e addizionali Irpef ''sono mediamente più alte nel Mezzogiorno''.
domenica 2 marzo 2014
Puglia e Basilicata fra le più povere nell'Unione europea
Bruxelles, 2 mar. 2014 ( La gazzetta del mezzogiorno ) - Bolzano resta la più ricca d’Italia, ma scivola all’ultimo posto della top 20 delle regioni europee con il pil pro capite più alto nel 2011, dove da anni il primato è detenuto da Londra. La Campania si conferma invece la più povera della Penisola e, sempre insieme a Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata, fa parte delle regioni più svantaggiate d’Europa, dove la maglia nera continua comunque a essere di Bulgaria e Romania.
È la fotografia, piuttosto stabile nel tempo, che emerge dagli ultimi dati Eurostat. Questi, però, sul medio periodo, con l’arrivo della crisi, evidenziano sia a livello italiano che europeo una tendenza all’aumento della povertà. Posto uguale al 100% il pil procapite medio Ue espresso in termini di potere d’acquisto (Spa), se il numero di regioni più benestanti con un pil superiore al 125% sono tendenzialmente rimaste stabili nel tempo (circa 41 dalla seconda metà degli anni 2000), quelle più in difficoltà, cioè con un pil inferiore al 75%, sono invece aumentate progressivamente, passando dalle 65 del 2009 a 68 nel 2010 sino a 75 nel 2011.
La stessa Italia ha visto crescere da 4 a 5 il numero delle sue regioni sotto il 75%: a Campania, Calabria (che nel tempo si sono contese la «maglia nera» italiana), Sicilia e Puglia, si è aggiunta nel 2010 la Basilicata. E sempre nel 2010 è sceso da 4 a 3 il numero di quelle più ricche (ovvero sopra il 125%): Bolzano, Lombardia e Val d’Aosta hanno perso l’Emilia-Romagna.
Bolzano, invece, ha scalato le classifiche e, dopo aver staccato la Lombardia nel 2008, è entrata nel 2009 al 19esimo posto delle 20 aree più ricche d’Europa. Posizione mantenuta per due anni e persa nel 2011 a favore di Salisburgo; un sorpasso che ha fatto scivolare la città-provincia alla 20esima posizione (pil al 147%). Nel 2011 Lombardia e Val d’Aosta si sono assestate al 132%, l’Emilia al 125% e Trento al 122%.
Al Sud, dove il pil pro capite continua a restare in media quasi la metà di quello delle regioni del Nord Ovest ed Est (rispettivamente 67% contro 124% e 122%), nel 2011 la Campania registra 63%, la Calabria il 64%, la Sicilia il 65%, la Puglia il 67% e la Basilicata il 71%.
L'impatto della crisi si vede anche sulle zone più ricche d’Europa: la stessa area di Londra, da sempre al top della classifica, ha visto scendere il suo pil dal 343% del 2008 al 321% del 2011, mentre Lussemburgo, al secondo posto, è passata dal 279% al 266%. La regione di Bruxelles capitale, invece, è rimasta stabile in terza posizione oscillando intorno al 222% (2011).
È la fotografia, piuttosto stabile nel tempo, che emerge dagli ultimi dati Eurostat. Questi, però, sul medio periodo, con l’arrivo della crisi, evidenziano sia a livello italiano che europeo una tendenza all’aumento della povertà. Posto uguale al 100% il pil procapite medio Ue espresso in termini di potere d’acquisto (Spa), se il numero di regioni più benestanti con un pil superiore al 125% sono tendenzialmente rimaste stabili nel tempo (circa 41 dalla seconda metà degli anni 2000), quelle più in difficoltà, cioè con un pil inferiore al 75%, sono invece aumentate progressivamente, passando dalle 65 del 2009 a 68 nel 2010 sino a 75 nel 2011.
La stessa Italia ha visto crescere da 4 a 5 il numero delle sue regioni sotto il 75%: a Campania, Calabria (che nel tempo si sono contese la «maglia nera» italiana), Sicilia e Puglia, si è aggiunta nel 2010 la Basilicata. E sempre nel 2010 è sceso da 4 a 3 il numero di quelle più ricche (ovvero sopra il 125%): Bolzano, Lombardia e Val d’Aosta hanno perso l’Emilia-Romagna.
Bolzano, invece, ha scalato le classifiche e, dopo aver staccato la Lombardia nel 2008, è entrata nel 2009 al 19esimo posto delle 20 aree più ricche d’Europa. Posizione mantenuta per due anni e persa nel 2011 a favore di Salisburgo; un sorpasso che ha fatto scivolare la città-provincia alla 20esima posizione (pil al 147%). Nel 2011 Lombardia e Val d’Aosta si sono assestate al 132%, l’Emilia al 125% e Trento al 122%.
Al Sud, dove il pil pro capite continua a restare in media quasi la metà di quello delle regioni del Nord Ovest ed Est (rispettivamente 67% contro 124% e 122%), nel 2011 la Campania registra 63%, la Calabria il 64%, la Sicilia il 65%, la Puglia il 67% e la Basilicata il 71%.
L'impatto della crisi si vede anche sulle zone più ricche d’Europa: la stessa area di Londra, da sempre al top della classifica, ha visto scendere il suo pil dal 343% del 2008 al 321% del 2011, mentre Lussemburgo, al secondo posto, è passata dal 279% al 266%. La regione di Bruxelles capitale, invece, è rimasta stabile in terza posizione oscillando intorno al 222% (2011).
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